LA SCOMPARSA DELL'AMULETO DI ISIDE

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CAPITOLO PRIMO

LA NOTTE DI ISIDE LUMINOSA

Gli occhi appena socchiusi scrutavano l'imponente colonnato , che la mirabile maestria degli architetti avevano modellato in un così perfetto allineamento di massicce steli granitiche , tale da farle apparire come tante foglie di papiro immote lungo la riva del Nilo.

Solamente il frammezzarsi della antropomorfa sfinge spezzava quell'incantesimo geometrico, ponendo nel pensiero dell'osservatore un disarmonico senso di inquietudine.

Il Sacerdote Neverimpu osservava la magnificenza del tempio costruito in onore di Iside, che custodiva al suo interno il prezioso amuleto della Dea : lo scrigno veniva aperto solamente nella notte del plenilunio di luglio, affinché il prezioso monile fosse esposto alla luce lunare e in tal modo irradiare i suoi influssi benefici sugli abitanti di Tebe : Ciò avrebbe assicurato un opulento raccolto di grano, una abbondante piena del Nilo con il fertile deposito di limo nei campi e soprattutto avrebbe donato una pace duratura e lo sbocciare di imperituri amori.

Era la festa di Iside Luminosa, che ogni anno simboleggiava la ricerca affannosa della Dea del Suo amato Osiride : la ricorrenza coinvolgeva tutta la popolazione tebana e la città si immergeva, dopo il tramonto, nello sfavillio delle candele votive accese in ogni crocicchio delle strade.

Lungo i gradoni di granito, si snodava, come un lungo serpente di fuoco, il corteo di sacerdotesse seguite dai popolani , immersi nei bagliori delle fiaccole, la cui luce vermiglia si contrapponeva allo splendore diafano della luna piena.

La processione saliva lentamente alla volta del tempio e tutti i partecipanti indossavano una tunica bianca, lanciando con movimenti aggraziati fiori di loto e intonando l'inno alla Dea :

Dea dalle molte facoltà,

Onore delle madri,

Amabile che fa regnare la dolcezza nelle assemblee,

nemica dell'odio , Tu regni nel Sublime e nell'Infinito,

Tu riscatti la Donna , il cui ventre genere vita

come quando la terra è smossa dal vomero,

Concedi grazie e protezione al Tuo popolo.

Per un attimo il suono dondolante dei sistri si confuse con un'altrettanta melodia vocale di parole appena sussurrate. << Mio fedele sacerdote, anche quest'anno avete approntato tutto con meticolosa dovizia >> . Nella sua veste di seta lucente e finemente abbellita dalle placchette d'oro, che nascondevano la generosa scollatura, la Regina Logiseth rivolse tali parole di encomio al sacerdote, il quale con un repentino inchino replicò << Mia regina , in questa nottata il suo splendore abbaglia persino i raggi lunari sulle fresche acque del Nilo , ma….. >> , la fronte di Neverimpu si corrugò, come un foglio di papiro arrotolato. << ma…. Coraggio svelami quale timore così terribile è capace di imbrigliare la tua lingua >>, disse la regina inarcando le sopracciglia . Di rimando il sacerdote replicò << L'altra notte in un febbrile stato di sconvolgimento, l'imperscrutabile Anubi mi è venuto in sogno, rivelandomi un misterioso presagio: Un falco alato con il corpo per metà di leone sfiorava le placide acque del Fiume, serrando nell'adunco becco il diadema di Iside e ghermendo tra gli artigli delle spighe di frumento. L'animale misterioso aveva occhi di brace e rivolgendomi il suo rapace sguardo tuonò con una voce ringhiante “ io sono la bestia oscura che viene a trafiggerti, Il mio volo coprirà di ombre le sponde del Nilo, Nessun guerriero scaglierà lance forgiate da Rah capaci di abbattermi. Io sono BennuKek ” >>

Frattanto il valente nocchiero Ehsan risaliva stancamente la corrente del Nilo sul proprio barcone di papiro con un carico del preziosissimo legno di cedro del Libano.

Il barcaiolo attendeva spasmodicamente di arrivare all'ancoraggio Tebano per partecipare alla festa dedicata alla Dea lunare, insieme alla sua amata Astarte.

Mancavano poche miglia al sospirato approdo e già si intravedevano le fiaccole che illuminavano il Tempio, quando Ehsam notò il lieve incresparsi dell'acqua seguito da impetuosi gorghi: il fenomeno improvviso lo fece trasalire << Per Anubi che strano divenire dell'acqua è mai questo !!!! Forse un gruppo di alligatori in ferocia frenesia alimentare ? >>. Gli occhi color ebano dell'esperto nocchiero si fecero attenti e sporgendosi dal barcone fissava con sguardo indagatore il ribollio della distesa d'acqua.

Ad un tratto, le sembianze di un viso leggiadro con due smeraldi incastonati come pupille presero forma nell'opalescenza del Nilo e il proferire armonioso di sillabe giunse all'orecchio del navigante << Mio fedele nocchiero vengo a te, io la Dea della dolcezza, Iside , per annunciarti che nell'ineffabilità di questa notte accadranno terribili sciagure. Per questo motivo ti affido il compito delicato di farti latore di questo messaggio alla Regina Logiseth , consegnandole questa preziosa pergamena >>.

La Dea distese il suo velo, affinché il suo bagliore non accecasse il marinaio e dal lino della divinità emersero due ninfee splendenti, che porsero al mortale il documento e un ampollina contenente le lacrime di Iside.

Il cuore palpitante del nocchiero lo distolse dall'avvertire il leggero brivido sulla mano e si ritrovò tra le dita l'arcano scritto, mentre, incapace di proferire parola, l'immagine della dea si dissolveva in cerchi concentrici sul fiume.

Nel giardino contornato dalle chiome delle palme, quella sera, come consuetudine, la bella Ribeldhope si era ritrovata furtivamente a danzare con regale leggiadria, sebbene conducesse una vita sociale accidentata.

Infatti, era stata tradotta in schiavitù dalla Tracia, toccandole in sorte, per sua benevolenza, il servire il padrone Sacerdote Neverimpu, uomo saggio, che aveva preso sotto la sua ala protettrice la fanciulla, insegnandole le arti della pittura e della musica.

La giovane era davvero affascinante nei suoi occhi sfavillanti come le torce all'imbrunire, nei suoi capelli neri e lucenti tanto da dare l'impressione che fossero stati immersi in una cascata d'acqua e nelle sue aggraziate labbra color melograno.

Non essendo consentito alle schiave partecipare alla festa della Luna, Ribeldhope si consolava nel ritmo armonico dei suoi passi, la cui leggerezza poteva essere eguale solamente ai movimenti corporei di Kabeut , la dea – freschezza, e in cuor suo pensava a quale sorte il tempo futuro le avrebbe riservato.

La sua anima risuonava in un solo eco << Cullami Dea Iside nelle Tue placide acque. Asciuga Luna con il tuo pallore queste lacrime. Portami oltre questo orizzonte a sfiorare il volo di uccelli migratori >>

La tunica di lino regale s'increspò impercettibilmente alla brezza serale e la Regina Logiseth si voltò fulmineamente in direzione della porta dorata di ingresso al Tempio : nella sua mente risuonavano, ancora più acuminate di dardi infuocati, le parole di monito del Sacerdote, foriere di angosciose sventure.

La Regina si affrettò con passi lesti verso l'imboccatura della stanza del tesoro, tanto da far vibrare le cavigliere in un metallico tintinnio di foglie d'argento, di lapislazzuli e di cornioli , mauna voce squillante la distolse dall'aprire l'uscio del portale << Mia Regina, Aspetta !!!. Mi è giunta notizia che al porto è arrivato un nocchiero, che racconta di avere avuto una visione di Iside e reca con sé un importante papiro consegnatogli dalla stessa Dea >> esclamò con piena concitazione Anippe.

Anippe la sacerdotessa del tempio e consigliera della Regina si era presentata al cospetto regale avvolta nella sua candida tunica, con la capigliatura crespa agghindata in innumerevoli riccioli, che la rendevano ancor più selvaggia nel suo aspetto. Il verde malachite contornava con i suoi occhi di colore simile all'acqua del Nilo, quando la placidità del fiume poteva venire osservata nelle anse riparate dal vento del deserto.

Poco prima il nocchiero aveva raggiunto spasmodico l'approdo, incontrando subito la sua amata Astarte, che in trepida attesa le venne incontro abbracciandola teneramente. << Ehsam, i tuoi occhi sembrano sconvolti, come se avessi visto il cancello dell'Ade. Cosa ti prende ? non merita forse un bacio il tratteggio del mio kayal? >>.

In effetti, le linee scure che contornavano le palpebre di Astarte , rendevano il suo sguardo particolarmente magnetico e il sorriso che soleva provocargli due graziose fossettine sulle guance, mandava in solluchero il fiero nocchiero.

<< Tutt'altro sei uno splendore!! ma ora incamminiamoci verso il tempio . Ti racconto strada facendo. Non c'è neppure un granello di tempo da perdere >>.

La coppia imbucò velocemente la via ciottolata e fu inghiottita dal corteo di popolani.

<< Se Iside ha inviato uno scritto, sicuramente sarà vergato in simboli ed indovinelli. Occorre il buono ufficio della valente Nustiti, altrimenti ci troveremo nelle fosche nebbie dell'indecifrabilità. Mandatela a chiamare >>. Esclamò prontamente la regina

La porta del tempio si aprì con un sinistro rumore e gli astanti restarono stupefatti nel vedere………..

CAPITOLO SECONDO

UNA SCIARADA PER LA REGINA LOGISETH

Il portale di oro massiccio si aprì a fatica, pur sotto la sferzante spinta muscolare del sacerdote Neverimpu e dall'interno dell'edificio sacro ne uscì un leggero soffio di aria umida, proveniente dai più profondi cubicoli sotterranei.

Il drappello percorse frettolosamente il peristilio contornato da un alto colonnato su cui erano scolpite le eroiche vittorie contro l'esercito ittita. Al centro, si ergevano due imponenti obelischi di granito, che segnavano l'ingresso al lungo corridoio interno, fiancheggiato dalle mirabili statue in onore della triade divina tebana formata da Amon, Mut e Khonsu.

I Raggi lunari si riflettevano sugli scudi dei fanti, che con fierezza e scatto fulmineo drizzavano al cielo le lance, quasi ad invocare l'influsso benefico della Dea Iside.

La Regina insieme ai fedeli consiglieri di diressero, con una certa apprensione, verso l'entrata della cappella sacramentale, ove veniva custodita la barca di Iside, sulla cui parte poppiera era collocato uno scrigno con l'immagine impressa di un gatto : il prezioso involucro serrava tra le sue spire l'arcano amuleto.

Una leggenda narrava che la Dea Iside giunse a Tebe con la flebile speranza di ricomporre il mosaico delle membra di Osiride e riportarlo in vita : infatti il suo regale corpo era stato disseminato per tutto il regno , in quanto dilaniato in quattordici parti dal terribile Seth.

La popolazione tebana, mossa da pietà autentica per la sofferenza della Dea, intonò nelle tenebre di un cielo senza luna un canto di straziante implorazione al dio Rah.

Il sole divino fu mosso da compassione e donò un poco della sua sfolgorante luce alla notte più buia, facendo apparire nella sua splendida bellezza cerea la luna.

La Dea Iside grazie al favore del sentiero illuminato , riuscì a proseguire la sua ricerca attraverso le dune del deserto e per ringraziare il popolo tebano, da una sua lacrima cesellò il raro amuleto simboleggiante Tit, ovvero il famoso nodo di Iside, i cui bagliori rendevano manifeste le luminescenze del corallo rosa e del diaspro rosso.

L'amuleto Tit era il sigillo della cintura della Dea, che in ogni plenilunio del mese di luglio veniva indossata dalla Regina, per rievocare la potenza generatrice della divinità protettrice.

L'importanza dell'evento rappresentava il motivo per il quale, nell'approssimarsi della festa, lo scrigno era controllato a vista dal sommo esponente della guarnigione egizia.

Tuttavia, lo stupore fu enorme, allorquando il capo delle guardie Shaliseth fu sorpreso beatamente in uno stato soporifero con il capo reclinato sull'elmo.

Shaliseth non era solo venerato per le sue incomparabili abilità guerriere, ma anche, come il suo stesso appellativo denotava, per la fulgida bellezza del viso dai lineamenti mascolinamente affilati, per lo sguardo intrigante che si armonizzava con la ribelle capigliatura crespa e per la statuaria floridezza muscolare, che richiamava l'imponenza dei blocchi di calcare abilmente modellati dagli scalpellini.

La Regina Logiseth si buttò a capofitto sul comandante dei fanti, scrollando le possenti spalle << Sveglia sciagurato!!! E' questo il modo di servire la Tua regina? Prega Osiride che ti illumini, quando cercherai un pretesto plausibile per giustificare il tuo comportamento riprovevole >> .

Per tutta risposta Shaliseth girò il viso, gesticolando nell'aria come per scacciare un fastidioso insetto e sommessamente balbettò << Il falco….via!!! via!!! allontana da me i tuoi affilati artigli…. Datemi lo scudo di Mehen, così da avvolgermi dietro le sue spire >>.

Anippe con trepidazione esclamò << pare stia vaneggiando…. Come se le febbri malariche abbiano imprigionato la sua mente >>, poi accostando con tenerezza il palmo della mano saggiò la temperatura della fronte dello sventurato << mah… a dire il vero un fiore di loto non ha pari freschezza >> . Di rimando Shaliseth, quasi improvvisamente rinsavito, con un beffardo sorriso << oh graziosa Anippe sono le mie labbra che vanno a fuoco, prova a spegnere la mia terribile arsura. Te ne sarò riconoscente >>. << Ecco !!! ve lo dico io, da che cosa deriva questa stravaganza!!! dalle abbondanti libagioni, che hanno innaffiato la sua gola nella scorsa nottata >> rimbrottò Neverimpu.

D'un tratto, il fiero Comandante riprese la sua lucidità e raccontò ai presenti lo strano accadimento, che lo aveva ridotto in quello stato << Avevo lo sguardo attento e vigile sullo scrigno, quando, all'improvviso come un turbine risalito dall'Ade, ho avvertito il terribile sibilo di uno sbattere d'ali , e voltatomi ho visto il grifagno BennuKek. Abbiamo iniziato a lottare come due forsennati , ma l'artiglio velenoso mi ha ferito ad un braccio e sono caduto in uno stato confusionale …. non ricordo altro sino al vostro arrivo >>.

Proferite queste parole, Shaliseth si abbandonò nuovamente agli spasmi deliranti.

<< Andate a chiamare la Speziale Ishtar. Probabilmente il veleno degli acuminati uncini dell'alato è penetrato nel suo sangue. Occorre un antidoto per riportarlo alla guarigione >> disse con tono preoccupante rivolgendosi ad un fante, il quale come un fulmine si precipitò fuori.

La Speziale Ishtar era originaria dell'Assiria e custodiva nel suo segreto ricettario di formule e di conoscenze esoteriche , ogni sorta di rimedio a malefici e a gravosi malanni. La sua dote farmaceutica era spesso accompagnata da prescrizioni musicoterapiche di riabilitazione, affinché le pozioni avessero maggiore efficacia benefica. Non era inconsueto udire nei pressi dei giacigli di persone colpite da strani morbi , il dolce suono delle melodie di liuti e arpe.

Ishtar accorse prontamente al capezzale del soldato avvelenato e con il consueto modo compito disse << Uhm… artigli velenosi…. Graffiature profonde…. Bisogna agire in fretta prima che il veleno giunga alle mascelle. Provocherebbe una paresi facciale e stamperebbe un sorriso ebete sul bel visino di Shaliseth . Non che mi dispiacerebbe vedere la sua arroganza trasformarsi in una ilarità detestabile agli occhi del genere umano >> .

La speziale estrasse con grazia un piccolo involucro di lino,dove era contenuta una mistura di erbe misteriose e poi proferì una formula magica << Soldato graffiato dal terribile alato, riprendi le sembianze di un giovane aitante, la mandragora sia del risveglio la tua ancora, e alcuna traccia del riso ebete resti sulla tua faccia >>.

Gli occhi penetranti della speziale perforarono lo sguardo di Shaliseth al suo risveglio, che trasalì << Non ditemi che dovrò ringraziare per qualche espediente magico la donna che mi si para dinnanzi ? >>.

<< Temo che dovrai essere molto più che riconoscente a Ishtar ed inizierai a donarle quel bracciale di lapislazzuli che hai tenuto in serbo durante l'ultima scorreria in Nubia>> soggiunse la regina. << Ecco lo considero un mero acconto. Poi vedrò… di riservarti particolari ordini, come quelli di reperire alcune piante officinali rare >>, incalzò la Speziale non paga, che con noncuranza prese tra le dita le guance del fante, scrollandole con dei decisi pizzicori.

Alla frescura di svolazzanti tendaggi di lino, Nustiti fissava con curiosità attenta la pergamena della dea Iside, che l'emissario della regina aveva prontamente recapitato.

Nustiti si era sempre distinta per la sua conoscenza delle lingue antiche, dall'aramaico agli idiomi mesopotamici; spadroneggiava con una facilità disarmante nello svelare la simbologia degli scritti e nell'interpretazione dei sogni.

Il suo aspetto era minuto e nei suoi occhi grandi sempre imbellettati dalla marcata linea del kajal traspariva tutta l'immensità del suo sapere.

Al suo fianco, un timido giovinetto di bell'aspetto scrutava ogni suo movimento, quasi in famelica attesa di carpire qualche briciola della sua conoscenza : Shutut era avvolto nel silenzio della concentrazione di Nustiti e si allarmava ad ogni segno del corrugarsi della fronte della sua maestra.

Non era certo una passeggiata cogliere il significato di quella strana sciarada consegnata dalla dea Iside, che aveva voluto lasciare dei probabili indizi per rintracciare il sacro amuleto.

Il papiro rivelava alcuni geroglifici concatenati senza una apparente sequenza logica, che appariva in un quadro sofisticamente verboso di tal fatta :

emulati desii sono stati arbuti dal molto pacare, ora tu in carcere dovrai stare nell'onta ulnare impressa. Ti hanno riservato il ruolo di Degradata ma io lenii il tuo dispiacere, tu infatti sgretoleresti solo la tua anima, mentre voi ricacciavate il sonoro eco di un sogno di gloria.

<< Un bel rompicapo. Avrei preferito cimentarmi con una mummificazione. Le frasi sono ideate in anagrammi, ma ad un primo esame sembra che alcuni vocaboli non abbiano nessuna attinenza, al contrario siano inseriti al caso per dare un senso compiuto ai periodi >>. Nustiti ruppe l'indugio, rivolgendosi al suo discepolo.

<< Ritengo che la Regina non si azzarderà a dare la notizia al popolo della scomparsa dell'amuleto. Ma cosa inventeranno? >>. soggiunse Shutut.

<< Non ti preoccupare, vedrai che l'arguzia diplomatica del sacerdote Neverimpu escogiterà qualche stratagemma adatto a mistificare la realtà del misfatto. Sono sicura: alzerà più sabbia che una tempesta nel deserto . Certo che dobbiamo risolvere questo enigma e ritrovare l'amuleto, prima che il popolo entri in uno stato di prostrazione >>.

Nustiti si diresse pensosa verso il patio esterno, sperando che l'aria tiepida della sera portasse con sé la giusta intuizione .

Frattanto, la Regina insieme a Neverimpu e ad Anippe erano sprofondati nel più cupo sconforto, dopo aver costatato che lo scrigno contenente l'amuleto della Dea Iside era stato malvagiamente sottratto al popolo tebano.

<< E adesso… ? Come ci presentiamo alla folla per compiere il rituale ? Rivelare il furto getterebbe nel panico chiunque! >> esclamò con straziante angoscia Anippe.

<< Calma …. Calma….. spremiamoci le meningi e cerchiamo una soluzione in fretta >> ribadì con calma serafica la Regina. << Che ne pensi Neverimpu ?…… Neverimpu!!!.. ma dove si è cacciato ? >>.

Il sacerdote soleva rifugiarsi nel giardino retrostante il tempio, quando qualche ragione di Stato impellente lo costringeva ad assumere decisioni basilari per il regno.

Il giardino era lussureggiante e adornato di stellate passiflore e di grappoli di glicine, grazie all'opera di ingegneria sopraffina del sistema di irrigazione di canali, dove scorreva l'acqua limpida del Nilo, confluendo, nel suo corso finale, in un laghetto graziosamente tappezzato di ranuncoli acquatici e ninfee vivacemente colorate di un rosa tenue.

Mentre passeggiava con le mani giunte dietro la schiena, il sacerdote vide improvvisamente materializzarsi da una ninfea, una colonna di vapore acqueo e, come rapito in un'estasi, apparire lentamente l'effigie della Dea Iside.

Lo sbigottimento di Neverimpu fu subito mitigato dalla dolcezza delle parole proferite dall'immagine, che gli si parava dinnanzi << Non temere, confido nella tua fermezza nell'ascoltarmi. Rammenti ? il nocchiero, oltre al papiro, vi ha consegnato anche una ampollina contenente le mie lacrime versate per il mio amato Osiride. Allora puoi comprendere quale arcano potere queste stesse lacrime possono celare e possono sprigionare, quando scorreranno nel momento giusto >>.

L'apparizione si dissolse nei raggi lunari e il Sacerdote, riavutosi, si precipitò dalla Regina Logiseth.

I riccioli di Shaliseth fluttuarono nell'aria, allo sferzare dei muscoli impegnati ad imbracciare il bastone regale, sotto lo sguardo compiaciuto di Anippe : un colpo sordo si abbatté sul gong , che lasciò propagare il vibrante suono metallico.

Era il segnale di inizio della cerimonia dedicata ad Iside Luminosa : La Regina Logiseth fece la sua apparizione maestosa sulla sommità dell'altare e rese incandescente al tocco della torcia l'ara sormontata dalle teste due due serpenti .

I bagliori rossastri illuminarono il suo volto aggraziato dalle tiepide tinte cosmetiche e dal rosso vermiglio delle labbra.

La corona sul suo capo era un intreccio di piume, di foglie di papiro e di lamine d'oro e culminava nello sfavillio di una mezzaluna ricoperta da preziose acque - marine.

La regina distese le braccia e il popolo salutò festante la sovrana, che prese con solennità la parola << Mio amato popolo, come lo è il sole per le spighe di grano maturate sotto i caldi suoi raggi, come lo sono le limpide acque del Nilo per l'Egitto rendendolo florido e prospero, Vi annuncio un grande segno che la dea Iside vuole donare in questa sera di plenilunio. Ella vuole mostrare la sua gratitudine al popolo tebano, trasformando questa piccola sua lacrima in un imperitura fonte di letizia.

Una risorsa perenne, dove Voi, o amato popolo, potrete abbeverarvi ogni volta che sentirete il patire della sete per gli affanni e per le mestizie. >>.

Logiseth con estrema delicatezza versò una lacrima azzurra della Dea Iside che cadde, nel silenzio totale degli astanti, a terra : subito nello stupore generale si innalzarono dal suolo zampilli d'acqua che, incrociandosi, formavano la figura di una piramide.

La Regina riprese << Invito il nocchiero Ehsan e Astarte ad intingere le loro labbra nell'acqua divina >>.

Il marinaio insieme alla fanciulla amata salirono trepidanti i gradoni del tempio e l'emozione, che crebbe nei loro cuori per effetto dei piccoli sorsi, fu di sconfinata gioia. Ritornati a confondersi nella folla ancora incredula, Ehsan e Astarte fissarono i loro sguardi e dopo un tenero sfiorarsi delle labbra, egli sussurrò con dolcezza << Ti condurrò in placidi lidi, navigherò ascoltando il vento tra i tuoi capelli, tu sarai la mia stella d'oriente nelle tempeste e io sarò la tua salda cima a cui legarti in sicuri ormeggi >> La reazione di Astarte a tali promesse fu il solcare di una lacrima sul suo viso. Era come se quella lacrima benefica fosse ritornata per una irresistibile forza attrattiva alla fonte originaria e scaturita dalla lacrimazione della Dea.

Mentre la notte s'inebriava dei suoi sentori e dei suoi presagi, Ribeldhope continuava senza sosta la sua frenetica danza, ignara che due occhi rapaci l'osservavano con concupiscente curiosità .

Bennukek pensò tra sé << oltre all'amuleto, potrei concedermi uno sfizio. Il rapimento della fanciulla potrebbe allietare le mie notti solitarie…..beandomi delle sue danze leggiadre>>.

A tale pensiero un brivido percorse la schiena di Ribeldhope, che avvertì un senso di inquietudine…….

CAPITOLO TERZO

LA LUNGA OMBRA DI UBIPOPI

Uno spiffero sinistro sibilò tra i giunchi, che piegarono le loro chiome come tanti sudditi con il capo chino di fronte all'onnipotenza del faraone e il gracidare del fiume s'interruppe in un silenzio agghiacciante.

Ribeldhope arrestò la sua danza e, quasi a presagire l'imminente sventura, s'acquattò nell'ombra di un sicomoro a cercare una protezione evanescente : al crescere del timore fece la sua comparsa la sagoma fosca , che si allungava verso i suoi occhi atterriti, coprendo il riflesso della luce lunare.

Il becco adunco spalancato come una terribile fornace e le pupille gialle vitree e glaciali di Bennukek si pararono minacciose davanti al viso atterrito della danzatrice, che istintivamente portò le proprie mani a proteggere i propri occhi.

La voce stridula dell'alato non esitò a domandare alla fanciulla << che modi aggraziati nel dimenare le tue flessuose braccia. Che movenze languide !!! Scatenano istinti primordiali. Chi ti ha insegnato a danzare in questo modo? Nulla di più armonioso era apparso davanti ai miei occhi, neppure il dischiudersi di una ninfea o la danza amorosa dei fenicotteri mi ha suscitato una tale emozione di leggiadria >>.

La coraggiosa fanciulla di rimando << perché una creatura delle tue sembianze è capace di provare sentimenti di tal genere? >>. Nello stesso istante che proferiva queste parole, Ribeldhope si rese consapevole della poca ragionevolezza di un simile azzardo. << Come osi , piccola e sciocca mortale. Non sai che potrei con i soli artigli dilaniare le tue fragili carni? O avvolgerti in una cecità eterna con un sol colpo del mio rostro? Ma… sarò magnanimo. Risparmierò la tua vita per il sollazzo del re Ittita e vedrà Lui se offrirti come vittima sacrificale al maestoso Ubipopi. >>.

Il terribile alato avviluppò con la coda felina l'esile corpo di Ribeldhope , che avvertì la stretta delle inestricabili spire e si sentì svuotata , quando Bennukek si alzò in volo in un assordante frullare delle ali.

Il rapace indirizzò un ghigno malefico alla città di Tebe e disegnando una parabola arcuata si diresse alla volta di Kanesh, dove l'aspettava ansioso il regale Sinpliluluma.

Ribeldhope era stordita in uno stato semi -catatonico, ma nella sua mente rimbombava l'eco di quel nome sinistro: Ubipopi...Ubipopi….Ubipopi.

Proprio in quell'istante la povera fanciulla ebbe la visione infernale della divinità , seduta sul suo scranno, che pareva essere vivo : Osservando con più attenzione, Ribeldhope si accorse con orrore che il trono era fluttuante per il continuo e viscido movimento di tre pitoni acciambellati e aggrovigliati in modo tale da formare la seduta << La tua salvezza si allontana ad ogni battito d'ali del mio fido Bennukek. Sappi che l'Anatolia diventerà la tua prigione imperitura e da lì vedrai ogni giorno la mia eterna battaglia per sconfiggere Rha, perché presto le tenebre impediranno il sorgere del sole. E tu danzerai per me, celebrerai i fasti della mia vittoria, senza posa renderai omaggio alla mia potenza >>

Ribeldhope avrebbe voluto urlare, ma riuscì solo ad emettere un flebile suono gutturale, mentre in lontananza il Tempio di Iside diventava sempre più minuscolo, sino a scomparire all'orizzonte. Chiuse gli occhi, serrò le mani e disperatamente invocò il favore degli Dei, mentre avverti un forte dolore sulla caviglia sinistra.

Con un maleficio Ubipopi aveva impresso il suo marchio distintivo con l'anello sormontato dall'effige di due aspidi incrociati in un connubio di perfidia.

Ribeldhope con una smorfia di dolore , ma mai doma esclamò << Pensi che la nefandezza di un sigillo possa corrompere la mia anima? E credi davvero che l'armonia della mia danza possa essere estorta con una prigionia forzata? Tu non conosci la mia ostinazione contro il male. Non sarò mai vinta dalle tue tenebre e presto arriveranno in mio soccorso >>.

L'oscura divinità fissò con un pizzico di sconcerto l'indomita fanciulla, poi tuonò in una risata cavernosa << Ahahahah, danzerai… eccome se danzerai. Tu non sai nulla della potenza delle tenebre, ma presto ne saggerai la sua forza persuasiva >> .

Iniziava ad albeggiare e le tinte tenui rossastre si spandevano appena al di sopra dei palmeti : ancora una volta Rha aveva vinto la sua battaglia e il carro del sole sarebbe sorto in tutto il suo fulgore da lì a poco.

Tra le morbide lenzuola di lino , Nunstiti si agitava come in preda a terribili spasmi, dimenando le gambe e cambiando senza sosta la posizione corporea da prona a supina .

Il tormento era ben giustificato, poiché in sogno le era apparsa la dea Iside, impegnata in una furibonda lotta contro il feroce Ubipopi .

Questi lanciava incessantemente, accecato da una furia infernale, un nugolo di serpenti contro la Dea amata, che si proteggeva con lo scudo infuocato lasciatole in eredità da Osiride; tuttavia al neutralizzarsi di ogni velenoso rettile, corrispondeva una minore luminescenza protettiva dell'arma bellica .

Iside non indietreggiava di un solo passo e con sprezzante fierezza ribatteva colpo su colpo gli attacchi di Ubipopi.

Nustiti assisteva inerme a quello spettacolo nell'incoscienza del dormiveglia, incapace di proferire una sola parola, quando improvvisamente la dea Iside le rivolse lo sguardo compassionevole << Nustiti destati, L'alba sta sorgendo. Mettiti in cammino verso gli uadian di El Arag. Là troverai antiche vestigia sopravvissute alle tempeste di sabbia e abitate da un unico uomo saggio Oppismuth. Interrogalo sulla sciarada, devi trovare al più presto la soluzione e fornire le indicazioni precise per ritrovare l'amuleto e riacquistare i suoi influssi benefici. Solo così troverò la forza necessaria per sconfiggere le tenebre >>.

<< ….. ma io non so se sarò capace di portare il peso di una simile responsabilità.. E poi gli uadian di El Arag dicono che siano solo un miraggio >> replicò dubbiosa Nustiti.

<< Non temere , troverai al tuo risveglio un mio dono, che librandosi nell'aria ti indicherà sempre la via maestra da seguire per giungere alle vestigia >> la Dea rassicurò prontamente e al contempo destò dal torpore del sonno Nustiti , dirigendo sul suo volto il primo raggio solare, che faceva capolino dietro i tendaggi.

Nustiti si svegliò di soprassalto e con stupore si ritrovò nella mano una piuma del sacro pavone

<< Shutut dove sei? Dobbiamo partire...senza indugio. Prepara Cimarapath e fai provviste >>. gridò a squarciagola Nustiti. << Per lo scettro di Osiride!!!. Ma un attimo di riposo? E' appena sorta l'alba e avrei dovuto terminare il processo di saponificazione con il miscuglio maleodorante di grasso di coccodrillo e ora devo sellare quel bisbetico cammello, che non aspetta altro che rifilarmi un calcione >>.

si lamentò prontamente il discepolo. << Suvvia …. è il pesante costo del sapere… Alla produzione del sapone ci penseremo al nostro ritorno . >>.

Infatti, Nustiti aveva lanciato nella città di Tebe una gamma di saponi dalle fresche fragranze, facendo una piccola fortuna anche con altri prodotti di cosmesi.

<< E poi non sei felice di esplorare luoghi misteriosi e ignoti ?>>.

<< Ehm,,, se non è troppo ardito, si può sapere dove ci dirigiamo con tutta questa fretta ? >> domandò incuriosito il discepolo .

<< agli Uadian di El Arag!!!! >> esclamò con solennità Nustiti

<< Che Cosa? Siamo a posto! Ci dirigiamo verso un miraggio >> disse stupito il discepolo .

Con tono severo Nustiti rispose << La dea Iside mi ha dato una guida sicura >> e con determinazione alzò la piuma di pavone davanti agli occhi di Shutut.

<< Ahhhh. Sono di certo più rassicurato. Una piuma... non c'è che dire…. meglio della guida di un astronomo !!! Questa è follia allo stato puro >>. rimbrottò il discepolo.

<< Shotut taci ! Altrimenti vedrai lo stato solido di una sonora pedata >>con risolutezza la sapiente mise fine al battibecco.

In un'ala del tempio, ove sorgeva il giardino lussureggiante, si stava, nel frattempo, consumando il consueto rituale del bagno termale di Anippe.

La sacerdotessa si era appena immersa nelle tiepide acque della piscina , il cui perimetro era contornata da sei fauci leonine, da dove sgorgavano, in una nuvola di vapore, zampilli dal ribollio soave.

I bordi della piscina erano ingombri di ciotole che raccoglievano incensi profumati e olii aromatici, ma non mancavano neppure canestri ricolmi di fiordalisi e anemoni .

Anippe si cullava nel rilassante bagno, accarezzando i delicati fiori di loto, non avvedendosi che occhi indiscreti ed indagatori osservavano con delizia l'idillio sorgivo.

Dietro ad una colonna del chiosco, l'audace Shaliseth aguzzò la vista per intravedere, nascoste dalle piante floreali , le fattezze della ignara sacerdotessa.

La sua bramosia lo portò, con passi felpati, ad avvicinarsi alle spalle della donna e con un movimento fulmineo lanciò una manciata di petali di fiordaliso sui capelli fluenti, che ricaddero nell'acqua come una cascata lieve di coriandoli variopinti.

Il guerriero appoggiò le sue possenti dita sulle spalle di Anippe , iniziando con un movimento circolare e sensuale a massaggiare le scapole della sacerdotessa, che ebbe un sussulto << Sei sempre il solito Shaliseth! Non perdi occasione per tendermi agguati.... agguati piacevoli certo, ma insomma un po' di discrezione >>.

<< Mia dolce sacerdotessa !!! lascia cadere sulla tua levigata pelle, queste gocce di olio ambrato estratto dal cedro e vedrai che in un battibaleno la tua arrendevolezza soddisferà il mio bisogno di amore >> Così dicendo il Comandante lasciò stillare alcune gocce di olio sulle spalle della donna, che come rigagnoli di passione scesero lungo la schiena, procurandole un fremito.

<< Tu sai come ammansirmi e scatenarmi piacevolezze mai paghe >>. sussurrò Anippe.

Il guerriero azzardò movimenti più decisi e serrò delicatamente tra le sue labbra il nobile lobo esclamando << nulla mi travolge più del tuo profumo e non avvertirei stanchezza nel darti baci a profusione più del numero delle stelle presenti nel cielo >>.

La sacerdotessa voltò il viso verso Shaliseth e schiudendo le labbra, abbassò gli occhi aspettando con impazienza il sigillo amoroso.

La risposta del bel giovane non si fece attendere, non prima però di avere soffiato con ammiccante arguzia su alcuni fiori di loto, che fluttuarono nell'acqua lasciando intravedere l'invitante insenatura della fanciulla.

A migliaia di fiumi di distanza, il sanguinario Re Ittita Sinpliluluma si lisciava la folta barba, scrutando le cime delle impervie montagne nella speranza di vedere tornare il rapace Bennukek dalla Sua delicata missione.

Dal suo corpo statuario traspariva tutta la sua inquietudine e passeggiava avanti e indietro, come un forsennato, sotto l'arcata della porta principale del palazzo.

Il compito di trafugare l'amuleto di Iside era già di per sé una impresa ardua, ma ancor più difficoltoso era l'ufficio di nascondere in un luogo remoto il Tiet, al riparo di qualsiasi tentativo di ritrovamento.

L'amuleto doveva , infatti, dimorare in Egitto, poiché un suo eventuale trasporto in Anatolia avrebbe suscitato le ire del Dio Rha contro il popolo Ittita.

Nondimeno la mancanza del talismano lunare nelle mani della regina Logiseth, avrebbe indebolito le barriere difensive del regno del Nilo e avrebbe evitato lo scontro con la Sfinge desertica posta a sentinella dei confini.

<< Pregusto già l'invasione, il saccheggio, la depredazione. Chissà la gran quantità di oro e di preziosi contenuti nei forzieri della Regina e poi i granai stracolmi di cereali.....e … >> disse il sovrano, interrotto improvvisamente dalla voce femminile di Ghalyyah << frena la tua lingua... aspettiamo l'evolversi degli eventi e vediamo se

Bennukek porta delle buone novelle >>.

La donna, di origini regali, era la consigliera del Re e la sua tattica nell'intrigo politico era molto sottile e spavalda.

Ghalyyah portò una mano sulla frangetta scompigliata dal vento caldo degli altipiani e con l'altra abbracciò l'elmo di Sinpliluluma , abbandonato sopra la balaustra.

<< D'altronde , mio caro Sovrano, bisogna agire con prudenza, soppesare con il giusto piglio le risorse della Regina Logiseth e soprattutto non trascurare l'aiuto che Le verrà dato in soccorso dalla Dea Iside >>. soggiunse la consigliera.

<< bha,!!! le nostre bighe sono più veloci , il nostro esercito possiede armi molto più distruttive, il campo di battaglia sarà nostro >> replicò il Re Ittita.

<< Attento a non sottovalutare la forza dell'amuleto mio Re. Potrebbe rivelarsi fatale >> disse in tono risoluto la Consigliera.

<< Non vorrai forse dire che il pallido lunare di Iside sia in grado di sovrastare la magnificenza delle tenebre del Grande Ubipopi? >> rispose accigliato Sinpliluluma .

<< A volte il corso del destino è accidentato da variabili misteriose... dico solo questo...... >> chiosò la Consigliera.

Frattanto nel Palazzo della Regina Logiseth imperversava il totale scompiglio per il rapimento de Ribeldhope. La funesta notizia fu portata da un trafelato Neverimpu << mia Regina è accaduto qualcosa di terribile. La mia danzatrice è scomparsa stanotte. Sul luogo abbiamo ritrovato solo i sandali, un lembo sfilacciato di tunica e un bracciale con due aspidi intrecciati … ma di Lei nessuna traccia>>.

La regina con aria grave annuì << E' come temevo. Già il racconto di Shaliseth ha dato indizi concordanti e univoci che nella vicenda del furto dell'amuleto c'è lo zampino del falco alato Bennukek. Ora mi racconti del bracciale ritrovato sul luogo del misfatto. Il segno dei due aspidi intrecciati reca una firma indelebile del mandante : Il terribile Ubipopi !!!!! >>.

La regina proseguì nelle sue deduzioni, portandosi le mani sul volto, quasi ad allontanare una verità << … E noi sappiamo che la divinità oscura è venerata dal popolo degli Ittiti. Il disegno è chiaro: indebolire le nostre difese e sferrare un feroce attacco >>.

Neverimpu ascoltava l'interlocutrice con allarmata attenzione << Nustiti è partita stamane alla volta delle antiche vestigia nascoste negli Uadian di El Arag per incontrare il saggio Oppismuth. Mi ha lasciato, prima di incamminarsi, un papiro, dove è scritta la soluzione della prima parte del messaggio di Iside : Gli amuleti di Iside sono stati rubati dal molto rapace, ora tu dovrai cercare nell'impronta lunare >>.

<< L'impronta lunare?....>> disse la regina con aria interrogativa.

<< Si... ma il significato è oscuro. Sicuramente ha qualche attinenza con la dea Iside Speriamo che Oppismuth possa metterci sulla giusta strada e scongiurare il pericolo>>.

La polvere del terreno sassoso si alzava in nuvolette al lento scalpiccio di Cimarapath, mentre le meningi di Nustiti erano distratte dalle bizzarre sagome delle rocce modellate dall'azione sferzante dei venti secolari .

Il Rapace si dirigeva come una saetta con la preda fanciullesca verso la catena montuosa dell'Anatolia.

Il Re Sinpliluluma affilava con gesti metodici la spada dei suoi avi , immaginando a quali corpi avrebbe trafitto.

Il saggio Oppismuth interrogava , come un aurispice, i resti della muta di un serpente, presagendo la venuta di Nustiti.

Tutto era avvolto in un misterioso divenire........

CAPITOLO QUARTO

L'IMPRONTA DI ISIDE

Quale liuto avrebbe mai potuto riprodurre il dolce sibilo della brezza , che s'insinuava tra i compatti filari delle piante di papiro? Neppure la maestria del miglior musico d'Oriente con il suo delicato solfeggio, ne avrebbe catturato quell'essenza di misteriosa frescura estiva.

Quale raffinato decoro impresso nella più preziosa anfora, avrebbe mai potuto raffigurare la consistenza acquosa e fragile di una lacrima di Iside? Neppure il più valente vasaio avrebbe potuto far schiudere dalle sue mani una simile e mirabile creazione.

L'impronta della Dea Iside era forse un artificio della mente umana per spiegare il miracoloso ciclo della vita del Delta ? Una terra riarsa dal sole, dove la sabbia ti penetra nei pori della pelle, dove le forme delle dune sono mutevoli come i sentimenti dell'essere umano, dove la lenta erosione delle rocce trasformano il vento in un inesorabile cronometro del tempo.

Eppure, in una così vasta desolazione arida e struggente nello stesso tempo, il Nilo con benevolenza aveva con le sue lacrime irrigato una terra urlante e aspra, rendendola fertile e prospera; sempre il Nilo aveva tramutato i miraggi tremolanti del deserto in pensieri operosi ed ingegnosi, lasciando alla creazione conquistare la sua vittoria a scapito del nulla sabbioso.

Forse il mistero dell'impronta della Dea Iside racchiudeva in sé il segreto della nascita della vita , come l' obnubilata sorgente vivifica del fiume , inesauribile fonte di fresche acque , che si ramificavano in tanti canali, quanti sono le linee solcanti le nostre mani.?

Forse l'impronta di Iside rifletteva di lucentezza propria come la stella di Sirio, che , celata per il restante anno, riappariva sfolgorante nel solstizio d'estate, come una gemma recondita, scovata nell'oscurità di una remota costellazione ? .

Il popolo Tebano sapeva bene che il ritrovamento dell'amuleto significava ridare un ordine al caos, riaccendere la fiaccola della speranza di sconfiggere nefasti accadimenti e oscure forze del male.

Il destino di ogni Tebano sembrava ora essersi accomodato sulla soma di Cimarapath, che biascicando mestamente, avanzava con movenze ondulate lungo il ciottolato polveroso del uadi.

Nustiti scorgeva all'orizzonte solamente il tremolio di immagini sfuocate, che esalavano dal terreno in vapori bollenti, rendendo l'ambiente circostante una vera e propria fornace a cielo aperto.

Shotut arrancava al fianco del cammello, i suoi passi erano pesanti come macigni e rivoli di sudore scendevano dalla fronte annebbiando la sua vista.

Ma l'attesa dell'incontro con il venerabile Oppismuth rendeva ogni fatica un contrattempo trascurabile, difronte all'innata curiosità del discepolo di trovarsi al cospetto della saggezza personificata.

<< Solo sassi , polvere e sabbia. Lo dicevo che era un miraggio. Camminare verso il nulla è da stolti >> protestò Shotut.

Nustiti con aria di sufficienza e senza distogliere la sua visuale dall'orizzonte prospiciente, replicò << Stolto è colui che proferisce parole vane nel bel mezzo di un deserto, pensando che avrà ancora salivazione in futuro per aggiungere altre frasi insulse >>.

Il discepolo digrignò i denti, ma in cuor suo sapeva che, dietro l'apparente severità della donna, si celava un'attenzione particolare per il suo allievo e per rafforzarne la tempra del suo carattere <<Si.... ammetto di avere la gola riarsa e il parlare è vano... ma non si potrebbe far librare nell'aria la piuma di pavone donata dalla dea Iside, per capire l'esatta direzione? >>

<< Ecco.. questa è una richiesta sensata, anche perché scorgo una stretta fenditura tra quelle rocce. Potrebbe essere il famoso passaggio di El Arag >>

Dalla bisaccia color pervinca, Nustiti trasse delicatamente la piuma di pavone che, come per magia e nonostante l'assenza di vento, iniziò a fluttuare dirigendosi lentamente , come una armoniosa danzatrice, verso la tetra gola .

Nustiti diede con le ginocchia una scossa alla cavalcatura e con la sua fedele arma di difesa protesa al cielo, ovvero un martelletto ricavato dalla dura selce, gridò << Cimarapath forza !!! Siamo arrivati e vedrai al termine che bella strigliata riceverai in dono da Shotut >>.

<< Ecco la buona sorte che mi ha riservato il fato. La cura di questo vecchio sacco del deserto !!! >>.

L'animale parve accorgersi dell'epiteto ingiurioso e voltò di scatto il muso imperturbabile, mostrando all'allievo la dentatura con una sprezzante smorfia burlesca.

Appena dietro le rocce si aprì uno scenario sconcertante : l'anfratto nascondeva ,infatti, una inconsueta oasi , contornata da un palmizio e all'interno l'avvinghiarsi di piante rampicanti avvolgevano in una atmosfera sognante le antiche vestigia del tempio di Horus.

Nell'angolo di un'ara votiva si ergeva una colonna di fumo , che era alimentata da tizzoni ardenti, sui quali erano adagiate focacce di orzo.

Oppismuth si rivolse agli ospiti, sfoderando un largo sorriso e facendo cenno di accomodarsi.

<< Gradite delle giuggiole o delle noci di palma ? Vi aspettavo… il viaggio sarà stato penoso. Rifocillatevi e dissetatevi … >>. disse il saggio.

Nustiti guardò il Maestro con benevolenza e tirando per la tunica Shotut, che era rimasto attonito, prese posto su un lastrone di pietra.

<< Maestro….volevo…. >> Nustiti esitò, ma un cenno perentorio di Oppismuth la interruppe << Sciarade, anagrammi, che corbellerie sono queste !!!! il sole per sorgere ha forse bisogno dello sforzo del nostro pensiero? L'uomo non è che una piccola scheggia di sale nella vastità del mare, che ruolo avrà mai l'uomo nella sempiterna lotta tra il bene e il male?>>.

<< Ma l'amuleto di Iside è stato sottratto, pare ci sia lo zampino di Ubipopi e la Regina Logiseth è in pena per le sorti del suo popolo >>. disse sommessamente Nustiti.

Il Maestro voltò sull'altro lato le focacce per completare la cottura << Sciocchezze!!! l'impronta lunare di Iside altro non è che un luogo. Nei pressi dell'estuario esiste una profonda ansa che si affaccia ad Oriente e che assume la forma di una mezza luna. Laggiù , nel folto delle acacie troverai lo scrigno, che custodisce il prezioso amuleto. Ma ricorda…. Non sempre un oggetto è importante per quello che sembra. E' solamente un simbolo. Al contrario, il cuore che lo riconosce per la verità che cela, ne carpisce il suo segreto, Le cose visibili sono di un momento, ma quelle invisibili sono eterne >>.

Nustiti pesò ogni parola proferita dal saggio con grave solennità , mentre Oppismuth trasse dalla voliera il fedele airone << Ecco , sarà lui a portare il messaggio, che svela il luogo recondito dove riposa l'amuleto, in modo che non dobbiate scapicollarvi sulla via del ritorno >> . Così dicendo, Oppismuth sistemò con dovizia il rotolo di papiro su cui era raffigurata la mappa, legandolo alla zampa dell'uccello .

Oramai nel cielo si diffondeva la luce vermiglia del tramonto, che sarebbe stata, di lì a poco, ingoiata nella notte più cupa, recando con sé pensieri insonni e angoscianti.

Fu allora che Shotut prese coraggio e domandò al vecchio saggio << Perché mai sprecare la Sua intelligenza, relegandola in questo luogo remoto, lontano dai fasti che il regno potrebbe tributarle? >>.

Il maestro per nulla sorpreso dall'acerbo pensiero del giovane , rispose seraficamente << Nel deserto rimbombano i silenzi della tua anima, solo in questa desolazione puoi ascoltare il tuo cuore, altrimenti ogni forma di conoscenza è vana, o meglio è mestamente intrisa di vanagloria >>.

Al proferire di tali parole , il Maestro fece librare nell'aria notturna l'airone cenerino, che con poderosi colpi d'ala si allontanò rapidamente sino a scomparire all'orizzonte.

Seduto sulla banchina d'attracco con le gambe a ciondoloni, Ehsan ripensava meditabondo agli ultimi avvenimenti rocamboleschi, per i quali l'incerto avvenire era ancora più marcato dalla scomparsa dell'amuleto di Tit.

Il marinaio intagliava svogliatamente una canna di giunco e i trucioli , come fossero le scorie di una malvagità stagnante, si adagiavano sulle acque e scomparivano portati via dalla corrente.

Da un gorgo improvviso emerse in una cascata di spruzzi l'airone, che si trasformò in una ninfa, i cui lineamenti erano aggraziati da un sorriso enigmatico e dall'ondeggiare sull'acqua della folta capigliatura

Ehsan rimase stupefatto alla vista dell'incantevole creatura e con esitazione << Da quale profondità marina provieni? Sono forse io, povero marinaio, meritevole di tale visione? >>.

La Ninfa pareva sospesa sull'acqua e allargando le braccia in un gesto di rassicurazione, rispose << Hai mai sentito parlare della Fenice? Colei che risorge dalle acque per portare messaggi e purificare l'animo umano ottenebrato dalle angosce? E Tu sei angosciato, come tutto il popolo di Tebe. Per questo motivo sono giunta a te , consegnandoti gli indizi atti a ritrovare l'amuleto scomparso di Iside. Ecco prendi questa mappa e portala alla tua Regina, in modo da scongiurare il pericolo dell'avvicinarsi delle fosche ombre di Ubipopi >> .

Il marinaio tese la mano per afferrare la mappa e con sguardo interrogativo domandò << Perché io ? Per quale motivo sono scelto per ambasciate di importanti notizie ? >>.

<< La scelta ricade sempre su colui che ha il cuore semplice ed umile, perché diventa latore sincero, senza aggiungere fronzoli ed orpelli al messaggio>> replicò la ninfa.

In una dissolvenza scintillante la Fenice si trasformò nuovamente nell'airone cinerino e spiccò il volo , frullando le ali sull'acqua in un bisbiglio di misteriosa delicatezza.

Il marinaio seguì con lo sguardo l'alato che riguadagnava la direzione verso le costellazioni celesti , mentre il tiepido vento notturno avvolgeva le sponde del Nilo.

Alla luce dei bracieri, la Regina Logiseth srotolò il papiro, ove era disegnata la mappa vergata dal saggio Oppismuth .

Non appena Neverimpu vide il punto contrassegnato e nel quale era indicato il luogo in cui era custodito lo scrigno, esclamò << La baia della mezza luna !!!! Ecco dove il grifagno Bennukek ha nascosto il nodo di Iside. >>.

<< Si… ma il messaggio di monito mi preoccupa. La battaglia ai piedi della Sfinge sarà cruenta, a meno che le forze della natura comandate da Iside non intervengano sui belligeranti >> disse la regina rabbuiandosi.

<< L'attacco degli Ittiti è imminente e occorre fronteggiarli ai piedi della Sfinge del deserto. Chiama subito Shaliseth, che prepari l'esercito e le bighe da combattimento. E' questione di tempo e sapremo se Tebe potrà ancora prosperare o sarà schiacciata dall'usurpatore. >>. Al comando della regina , Neverimpu si affrettò a raggiungere gli alloggi della guarnigione.

Frattanto procedeva, a marce forzate, l'esercito ittita, capeggiato da Simpliluluma , dirigendosi verso i confini del regno, scortato dal feroce alato, che sorvegliava famelico la gabbia in cui era stata rinchiusa Ribeldhope. La fanciulla non si era piegata al volere del sovrano ittita e si era rifiutata categoricamente di danzare per la divinità oscura di Ubipopi.

Dunque, in Simpliluluma era balenata l'idea di esporre la gabbia con la danzatrice tra le avanguardie , in modo tale che i Tebani non avrebbero osato scagliare i loro dardi infuocati all'indirizzo dell'esercito ittita. Nella sera precedente il terribile sovrano con un ghigno glaciale aveva detto alla fanciulla << Vediamo se i tuoi concittadini saranno così magnanimi dal risparmiarti i loro dardi infuocati >>. La fanciulla aveva ribattuto con rabbia << Tutto quello che sai fare è escogitare uno scudo umano. Altro che fierezza nel combattimento !!! Dimostri solamente la tua infima perfidia >>.

I fanti tebani , preceduti dalle minacciose bighe , erano giunti sul pianoro sabbioso, dove sorgeva la mitica Sfinge del deserto.

La pietra calcare del corpo leonino rifletteva gli accecanti raggi del sole desertico e traspariva dal viso scolpito lo sguardo enigmatico di sempre, come se quel luogo non appartenesse a nessuno, ma fosse solamente una sottile linea dell'immaginario umano; dove l'uomo non aveva alcuna capacità di comprendere l'inestricabile srotolarsi del filo della vita dal rocchetto degli eventi , ma possedeva solamente una capacità sensoriale intuitiva di essere in balia di verità inesprimibili.

In lontananza apparvero, come sagome di mostruosi serpenti, i vessilli del popolo ittita, che, avvolti da una nuvola di polvere, portavano distintamente il rumore della ferraglia bellica e il cigolare delle ruote delle bighe.

Una distesa di elmi faceva capolino da quel turbinio di sventura e il clamore delle spade percosse violentemente contro gli scudi cresceva di intensità all'incedere della truppa.

I due eserciti si trovavano immobili, fronteggiandosi con i muscoli frementi, gli archi tesi pronti a scoccare i dardi, gli scudi in posizione di baluardo contro l'imminente impatto, i gladi resi lucenti dai raggi brucianti.

Un solo cenno della mano, un solo grido di incitamento alla battaglia urlato al vento, e il fragore della mischia avrebbe fermato il tempo nell'eco di grida strazianti.

Improvvisamente, avanzò nel centro del pianoro sabbioso la portantina della Regina Logiseth, insieme al sacerdote Neverimpu e al fido condottiero Shaliseth.

Il Re ittita, prontamente seguito dalla Sua consigliera Ghalyyah e dal capo della guarnigione Stroigol, si parò innanzi con intenzioni minacciose.

<< Dal momento che vuoi usurpare il regno del Nilo, pensando di avere dalla tua parte il favore delle forze oscure e la potenza di un esercito invincibile, ad uno solo dei tuoi soldati potrà essere affidata la sorte della battaglia, senza inutili spargimenti di sangue. Quindi scegli il più valente dei tuoi guerrieri che abbia a dimostrare la sua forza contro il mio fedele Shaliseth . Se perderete il duello dovrete ritiravi dietro i vostri confini , rilasciando Ribeldhope. Se invece avrai la meglio, io stessa deporrò la mia corona ai tuoi piedi >>. La regina dettò le sue condizioni con fermezza.

Simpliluluma serrò gli occhi e le sue dita accarezzarono il filo tagliente della sua spada << Come osi dettare condizioni? non sei nella posizione di fissare le regole del gioco. Io posso spazzare via in un sol battito di ciglia quella informe massa di rammolliti che sono alle tue spalle. Non sarai tu a dirmi quello che devo fare >>.

<< Forse un guerriero ittita non vale come cento egiziani ? Come vedi hai già la vittoria in tasca. Oppure hai timore che un duello possa portare un esito imprevisto? >>. Ribatté la Regina con atteggiamento sprezzante.

Il Re Ittita, furente, gonfiò il petto e iniziò a percuotere violentemente la spada sullo scudo: era il segnale dell'inizio della battaglia.

Non appena l'esercito ittita iniziò ad avanzare, il fragore di un potente tuono echeggiò sopra la distesa di sabbia e una voce leonina risuonò nelle orecchie degli astanti.

<< Fermi!!! Sono io che comando il duello, La Sfinge. Nessuno si opporrà al mio volere, altrimenti un vortice di sabbia vi inghiottirà nelle viscere della terra e i vostri occhi non vedranno più la luce del sole >> .

Il monito ebbe il suo effetto negli animi di entrambe le parti, che lasciarono spazio ai due guerrieri duellanti, come se fossero dentro ad una arena, prima di uno scontro epico.

Lo statuario Shaliseth brandiva il gladio, come se fosse stato il prolungamento del suo braccio; i suoi muscoli luccicavano al riverbero del sole per l'abbondante frizione di unguenti miscelati, che Anippe aveva sapientemente dosato.

Stroigol aveva dipinto sul volto un sorriso beffardo, mentre teneva con una mano le briglie dei cavalli e con l'altra si lisciava la barba ispida, quasi a voler compiere gesti rituali.

Le bighe si lanciarono all'assalto al suono del corno e le folle, rimaste sino ad allora in religioso silenzio, irruppero in grida di incitamento.

Le ruote cigolavano tra vortici di polvere sollevata e al nitrire dei cavalli, che già schiumavano per la fatica dei rapidi cambi di andatura.

La biga del guerriero ittita, munita di rotanti punte acuminate fissate al mozzo, puntò diritta alla ruota destra di quella dell'avversario, sbriciolandola in mille pezzi .

Shaliseth perse il controllo del proprio mezzo e fu sbalzato fuori dall'abitacolo, cadendo rovinosamente a terra.

Roteando la spada in aria, Stroigol gridò << Ora non mi sfuggi !!! Ti infilzerò come piccione ahahahahahah >>.

Il guerriero tebano, al quale era rimasto solo lo scudo, si strappò l'elmo dal capo scagliandolo a terra con violenza e attese impavido la nuova carica della biga nemica.

<< Ti aspetto odiato ittita , ti accorgerai come un Tebano sia duro a morire >> replicò Shaliseth, alzando lo scudo a protezione.

Mentre la regina Logiseth si copriva il volto con le mani, quasi a scacciare l'imminente scena straziante, sopra i capi degli eserciti si addensarono due gigantesche nubi, una proveniente da Oriente, l'altra da occidente, le cui ombre si diffusero rapidamente sul campo di battaglia.

Gli schieramenti, rapiti da oscuri presagi, alzarono gli occhi per osservare lo strano fenomeno e anche i duellanti restarono impietriti al loro posto.

Un' esclamazione di meraviglia si alzò dalla folla all'unisono, allorquando si avvidero che la soffice nube, proveniente da Oriente e adornata da nastri azzurri, era cavalcata dalla Dea Iside, mentre all'altro estremo si contrapponeva Ubipopi, sopra una cupa nube, che sputava saette e fulmini , come nel bel mezzo di una burrasca.

Le due nubi guizzavano nel cielo in movimenti vorticosi , trainate da una parte dalla leggendaria Fenice, e dall'altra dal malefico Bennukek.

La tunica della Dea Iside aveva mutato l'aspetto in un color porpora, segno distintivo della contesa che si accingeva ad affrontare. Nella mano destra impugnava lo scudo fedele , dono di Osiride e nella mano sinistra afferrava lo scettro di opale, dispensatore degli ancestrali poteri lunari. Il suo viso era semi-nascosto dalle pieghe dell'impalpabile velo, come se la bellezza racchiudesse in sé la pudicizia di non essere svelata interamente, ma dovesse essere opalescente solo per brevi istanti, durante i quali l'aria notturna faceva ondeggiare il tessuto, scostandolo dalla Dea.

Ubipopi, di rimando, era avvolto da un mantello nero e dalla sua bocca fuoriuscivano sbuffi di rabbiosa ira. Intorno al collo il Signore delle Tenebre ostentava le sinuose forme di due terribili aspidi, che auscultavano continuamente l'aria con le lingue biforcute e saettanti.

Il primo attacco fu imbastito da Ubipopi che, ad un cenno della mano, scagliò contro la dea un nugolo di pipistrelli, i quali si riversarono nel cielo, come una colata di pece bollente.

Iside prontamente roteò lo scettro di opale, da cui si alzarono magicamente in volo uno stormo di fenicotteri, che in un baleno ridussero all'impotenza la marea degli alati sanguinolenti, grazie all'azione dei loro robusti becchi.

Allo stesso tempo, Shaliseth scartò con un abile mossa , l'accorrere mortale della biga del guerriero ittita.

La folla non sapeva più dove rivolgere lo sguardo, ma aveva intuito che le sorti della battaglia in cielo erano indissolubilmente legate a quelle dei guerrieri duellanti in terra.

<< Dovrai architettare qualche marchingegno più efficace, se vorrai prevalere >> canzonò la Dea .

<< Non temere, diafana creatura, il mio fuoco ti farà bruciare >> gracchiò Ubipopi, che soffiò dalla sua bocca una tempesta di sabbia così fitta, che il cielo si oscurò.

Ancora una volta la dea corse ai ripari e dallo scettro emersero miriadi di variopinte farfalle che formarono un muro invalicabile, contro il quale i corpuscoli di sabbia si dissolsero .

Stroigol , per intanto, prese la rincorsa con la biga e avvicinatosi all'avversario, scagliò con potenza la lancia, ma Shaliseth con una mossa repentina afferrò lo scudo con le due mani e parò il colpo, senza battere ciglio.

<< Farfalle , fenicotteri, creature incantevoli, ma... compagne di viaggio per una fragile donna, che nulla può alla mia potenza. Arrenditi, prima che ti distrugga >>, disse con tono sferzante Upipopi.

<< Tu non conosci la forza della natura nutrice. La sua bellezza è anche disperazione, ma mai rassegnazione. Il suo segreto è anche fragilità, ma mai arrendevolezza. La sua manifestazione è anche tenerezza, ma mai mero compiacimento. Sfoga la tua ira ed essa verrà inghiottita nello specchio delle bramosie vane.>> replicò risoluta la dea Iside.

Allora, Ubipopi si trasformò in una fiera infuocata e dai suoi occhi fiammeggianti proiettò un fiume di lava incandescente.

La Dea ebbe, alla vista di quell'impeto sdegnoso e insensato, compassione e raccolse tra le sue mani una lacrima, sgorgata improvvisamente per l'insipienza del Signore delle Tenebre.

La lacrima si tramutò in un'onda gigantesca, che raffreddò in un istante la massa di lava infuocata.

Sotto la volta celeste, Shaliseth approfittò del colpo di lancia mancato per afferrare l'arma e con precisione meticolosa colpi il mozzo della ruota della biga ittita.

Questa, come se fosse imbizzarrita, iniziò a zigzagare senza controllo, ribaltandosi su una duna di sabbia.

<< Hai vinto pallida Dea!!! mi prostro ai tuoi piedi. Le tenebre si dissolveranno. Sono oramai alla tua mercé >> . Ubipopi chinò la testa in segno di resa, scagliando lontano i due aspidi avvinghiati al collo.>>.

<< Non serbo mai rancore, ma rammenta che la conoscenza dimora nella bellezza della natura creatrice, mai potrai opporti ad essa >> dette queste parole, la Dea soffiò soavemente, sospingendo Ubipopi oltre la linea dell'orizzonte.

Le grida di giubilo dei tebani si levarono al cielo per tutta la notte, mentre al tempio Ribeldhope allietava la Regina Logiseth e il sacerdote Neverimpu con eleganti movenze danzanti.Ma quale era stata la sorte dello scrigno? Era stato davvero ritrovato nella baia della mezza luna l'amuleto di Iside?

In effetti, lo scrigno giaceva là dove il saggio Oppismuth aveva predetto, ma non era stato possibile trasportarlo immediatamente al tempio.

Infatti, la profezia di Oppismuth era contenuta nelle parole proferite a Nustiti << Non sempre un oggetto è importante per quello che sembra. E' solamente un simbolo. Al contrario, il cuore che lo riconosce per la verità che cela, ne carpisce il suo segreto>>.

Per tale motivo, ogni tentativo di afferrare lo scrigno era stato reso vano, poiché l'accostarsi di ogni mano d'uomo rendeva incandescente il prezioso involucro.

Fu allora che il cuore semplice e sincero, spinse Ehsan a provare l'ardua impresa e , come per incanto, lo scrigno fu sollevato dal marinaio e riposto nella sua originaria dimora, senza che accadesse lo strano fenomeno dell'incandescenza.

Tebe si cullava nella tiepida notte in un meritato riposo, sotto lo sguardo benevolo della opalescente luna.

Il tenero bacio di Ehsan all'amata Astarte racchiudeva il senso di pace che regnava sulle sponde del Nilo e tale sensazione crebbe nell'animo dell'affaticato viandante che, dopo il lungo peregrinare nella landa infuocata del deserto, alzò gli occhi verso una soffice nuvola ed intonò un canto : << Conto ancora le mie orme sull'arida sabbia, ma Tu porta via la desolazione della fatica. La gioia di un respiro cela il dolore di corse affannate. Alla serenità di un sorriso segue la mestizia di una angoscia nel timore di non rivederlo più sgorgare dai tuoi occhi. Fammi bere la Tua notte, cullami nell'oblio dei sensi, perché senta la mia carne pulsare di una scintilla divina >>

Fine

PERSONAGGI :

ISIDE AS SEMPLICEMENTEAZZURRA

LA REGINA LOGISETH AS LOGICA

IL SACERDOTE NEVERIMPU AS NEVER

BENNUKEK AS L'ANGELO MISTERIOSO

EHSAN AS ENZO

ANIPPE AS VERDEMARE

ASTARTE AS ARYA

RIBELDHOPE AS RIBELLISSIMA

NUSTITI AS KOGA

SHALISETH AS STEVEN

SHUTUT AS SERIUS YAM

ISHTAR AS VELENOSA

UBIPOPI AS UBIK

SINPLILULUMA AS SINFONIA X

GHALYYAH AS GAGLIOFFA

OPPISMUTH AS OPPILIF

L'ARABA FENICE AS GIRELLA

STROIGOL AS STRUNZ

IL VIANDANTE AS DANY

NOTE DEGLI AUTORI :

Nell'antichità esisteva veramente la festa di Iside Luminosa : la ricorrenza è tra il 6 e il 9 luglio

L'inno alla Dea è tratto per alcune parti da un papiro ritrovato e tradotto

Alcuni riferimenti della leggenda di Iside e Osiride sono veritieri, altri di pura invenzione.

Veritiera è la menzione della tiade divina venerata dalla città di tebe e del nodo di Iside chiamato Tit.

Il kajal o kohl (in araboكحلkuḥl) è una polvere composta principalmente di galenamalachiteantimonio e grasso animale usata per il trucco degli occhi, per scurire le palpebre e delineare il contorno occhi tramite un apposito bastoncino di feltro. A seconda della composizione il kajal può essere nero o grigio.

Apopi(anche Apofi; in greco antico: Ἄποφις, Apophis) è una divinità egiziaappartenente alla religione dell'antico Egitto, incarnazione della tenebra, del male e del Caos(Isfet, Asfetnella lingua egizia) e antitesi della dea Maat, che rappresentava l'ordine e la verità. Veniva raffigurato come un gigantesco serpente.

L'uadi è il letto di un torrente, quasi un canyono canalone in cui scorre (o scorreva) un corso d'acquaa carattere non perenne. Si trova generalmente nelle regioni desertiche, ad esempio nel Saharao nei deserti della Penisola araba .

Dal papiro di Ebers (ca. 1550 a.C.) si apprende che gli egiziani si lavavano regolarmente con un sapone preparato mescolando grasso animale e oli vegetali con un minerale raccolto nella valle del Nilo e chiamato Trona che è un'importante sorgente di soda.

Documenti egiziani fanno menzione di una sostanza simile al sapone utilizzata per la preparazione della lana alla tessitura.

Ringraziamo tutti gli utenti che hanno acconsentito a partecipare come protagonisti del racconto di Iside. Ovviamente esso è frutto di pura fantasia, e i ruoli dei personaggi sono dettati da logiche di copione.

Ad Maiora

Semplicementeazzurra

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